Ischemia silente dopo infarto miocardico: l’intervento PCI riduce il rischio di eventi cardiaci maggiori nel lungo periodo rispetto alla terapia farmacologica
L’effetto dell’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) sulla prognosi nel lungo periodo dei pazienti con ischemia silente dopo infarto miocardico, è sconosciuto.
L’obiettivo dello studio SWISS II ( Swiss Interventional Study on Silent Ischemia Tipe II ) è stato quello di determinare se l’intervento PCI fosse in grado di migliorare l’outcome ( esito ) di questi pazienti.
Lo studio SWISS II è stato condotto tra il 1991 ed il 1997 presso 3 ospedali in Svizzera.
Hanno partecipato allo studio 201 pazienti con un recente infarto miocardico, un’ischemia miocardica silente.
Il periodo osservazionale ( follow-up ) è durato fino a maggio 2006.
Tutti i pazienti hanno assunto 100 mg di Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) ed una statina; 96 pazienti sono stati sottoposti ad intervento coronarico percutaneo e 105 alla terapia intensiva con un farmaco antischemico.
L’end point principale era rappresentato dalla sopravvivenza libera da eventi avversi cardiaci maggiori ( MACE ), come morte cardiaca, infarto miocardico non fatale, e/o rivascolarizzazione guidata dai sintomi.
Gli endpoint secondari comprendevano: ischemia indotta dallo sforzo e frazione d’eiezione ventricolare sinistra a riposo.
Nel corso del periodo osservazionale medio di 10,2 anni, si sono presentati 27 eventi avversi cardiaci maggiori nel gruppo PCI e 67 eventi nel gruppo terapia farmacologica ( hazard ratio aggiustato = 0.33; p < 0.001 ), con una riduzione assoluta dell’evento del 6,3% per anno ( p < 0.002 ).
I pazienti nel gruppo PCI hanno presentato una più bassa percentuale di ischemia ( 11,6% versus 28,9% nei pazienti nel gruppo di terapia farmacologica; p < 0.001 ), nonostante l’assunzione di un numero minore di farmaci.
La frazione d’eiezione ventricolare sinistra è risultata preservata nei pazienti sottoposti ad intervento PCI ( 53,9% al basale e 55,6% al termine del follow-up; mentre si è ridotta significativamente ( p < 0.001 ) nei pazienti sottoposti a terapia farmacologica ( 59,7% al basale a 48,8% al termine del periodo di follow-up ).
I dati dello studio hanno dimostrato che tra i pazienti con recente infarto miocardico, ischemia miocardica silente, e malattia coronarica monovasale o bivasale, l’intervento PCI riduce il rischio nel lungo periodo di eventi cardiaci maggiori, rispetto alal terapia farmacologica. ( Xagena2007 )
Erne P et al, JAMA 2007; 297: 1985-1991
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